Giuseppe De Toni
PROF. GIUSEPPE DE TONI
(Scienze Naturali Chimica e Geografia dal 1945 al 1950)
Nato a Modena l’8 maggio 1907, figlio dell'illustre algologo Giovanbattista De Toni. Costante aspirazione della Sua vita fu di continuare e completare gli studi del padre. Studiò pertanto Scienze naturali all'Università di Pavia, poi passò a Modena dove aveva insegnato il padre. Preso dai suoi studi particolari, ritardò la laurea fino al 1936. Fra il 1936 ed il 1940 insegnò Scienze Naturali in varie scuole di Brescia. Nel 1941, partecipò, volontario, alla campagna di Albania ed approfittò per compiere interessanti osservazioni, pubblicate nell'anno seguente, sul carsismo in quella regione.
Richiamato alle armi, nell’estate 1943, col grado di capitano, fu catturato dai tedeschi dopo l'8 settembre ed internato nei lager di Alexidorf, Przemil ed Hammerstein. Qui tenne il comando del gruppo Ufficiali italiani non aderenti al lavoro ed alla R.S.I.. Quindi, a causa del suo precario stato di salute, fu trasferito a Norimberga Langwasser. La mattina del 6 aprile 1945, allontanatisi i tedeschi di guardia, formò una pattuglia che andò ad incontrare le avanguardie canadesi delle Forze di liberazione e si unì a quelle. Da allora tenne il comando di centri di raccolta di ex prigionieri di guerra che dovette lasciare solo il 17 giugno a causa delle sue aggravate condizioni di salute. Ricoverato per miocardiosi con extrasistole ed esaurimento, fu poi rimpatriato, giungendo in Italia il 18 agosto 1945.
Insegnò presso il nostro Liceo Scientifico dal 1945 fino al 1950. In quel periodo ebbe anche le funzioni di Preside. Ma la sua salute era ormai compromessa a causa delle sofferenze e privazioni subite in prigionia. Morì il 27 aprile 1950.
La sua vita fu dedicata e spesa, senza rimpianti, senza ambiguità, per i più alti ideali:
- per la famiglia, che amò intensamente come il centro sereno della sua esistenza;
- per la scuola, nella quale prodigò non solo larghezza di cultura, ma - ciò che più vale - esempio di sereno giudizio e di equilibrata visione delle cose;
- per la scienza, di cui si considerava uno dei più umili e piccoli servitori, quello destinato alle più logoranti e meno gloriose fatiche;
- per la Patria, infine, per la quale si impose serenamente il più illimitato sacrificio.
(Dalla commemorazione tenuta dall’ex allievo Prof. Valerio Giacomini il 4 aprile 1951 e da «Non vinti» ed. La Scuola, 1980)
(Dalla pubblicazione: Il Liceo Scientifico “Annibale Calini” di Brescia, Magalini Editrice, 1984)